In una recente riunione congiunta degli allevatori di bufala di Confagricoltura delle Province di Caserta e Salerno si è redatto un documento di sintesi sulle modifiche necessarie al Piano predisposto dalla Regione Campania per affrontare le emergenze sanitarie che affliggono il comparto. La riunione tenutasi in forma mista in presenza e in collegamento web ha visto la partecipazione di molti allevatori e dei due Presidenti di Sezione Economica Provinciale Cesare Iemma per la sezione di Caserta e Lazzaro Iemma per la sezione di Salerno che ricopre anche la carica di Presidente della Federazione Nazionale Allevamenti Bufalini. In sala a Caserta, oltre agli allevatori, erano presenti il Presidente Raffaele Puoti e il Direttore Tommaso Picone.
Si è sottolineato come l’attuale piano obbligatorio di eradicazione delle malattie infettive delle specie bovina e bufalina in Campania sta manifestando delle criticità’ che dovranno essere mettesse all’attenzione delle Autorità’ politiche e sanitarie al fine di migliorare l’efficacia dello stesso.
In particolare si sono approfondite le criticità relative alla malattia brucellosi in quanto per caratteristiche di trasmissione e diffusione sembra quella più’ pericolosa per il vitale settore zootecnico bufalino della Regione Campania. Analoghi ragionamenti possono essere, comunque presi in considerazione anche per quanto riguarda la tubercolosi e la specie bovina.
Attualmente il Piano considera tutte le positività sierologiche, ma anche quelle relative a indagini tipo “PCR”, come certezza di infezione in atto e conseguente apertura/prolungamento di focolaio. Questa scelta determina, in particolare negli ultimi mesi, un aumento dei focolai e l’allargamento delle Zone Cluster in cui vigono, in base al Piano, regole molto restrittive per riacquistare la qualifica di allevamento indenne. Come si evince dalla pubblicazione, di ben 48 pagine, dell’ISS “Rapporti ISTIAN 05/21 ISSN 1123 – 3117“[1] tutti i test diretti e indiretti presentano una sensibilità e una specificità mai del 100 % per cui più’ volte si rimanda ad una interpretazione e approfondimento delle prove e non ad una cieca applicazione del risultato del test.
1) focolai anomali
Poniamo l’attenzione sul fatto che ci sono stalle con un trascorso di status indenne da brucellosi che sulla base di:
- a) singole o sporadiche positività sierologiche;
- b) anomalie sierologiche (SAR + FDC-);
- c) PCR+ non seguite da isolamento batteriologico della brucella;
- d) assenza di segni clinici della malattia;
- e) indagine epidemiologica che non denota particolari fattori di rischio;
In effetti vengono trattate alla stessa stregua dei focolai conclamati, dove l’agente patogeno è stato identificato e sono presenti i segni della malattia.
Queste disposizioni del Piano o determinano l’apertura di nuovi focolai oppure il prolungamento delle procedure per riottenere la qualifica di indenne sospesa. Come è noto, è possibile fare approfondimenti per distinguere i falsi positivi, esistono infatti procedure applicate in altre Regioni indenni (e in recenti per casi della provincia di Salerno), poiché è riconosciuto che tutta la metodica applicata non presenta sensibilità e specificità pari al 100 %. Molto spesso sembra di assistere ad una vera e propria caccia all’agente patogeno, anche quando i dati scientifici, dopo opportuni e dovuti approfondimenti, porterebbero a riconoscere che si è di fronte ad una falsa positività’. L’attuazione di analisi suppletive su animali in vita o macellati può discriminare i veri positivi da falsi positivi in pochi giorni.
2) applicazione del piano e autocotrollo
- a) in caso di focolai conclamati l’intervallo di 15-20 gg tra un controllo e l’altro può risultare troppo lungo al fine di provare a fermare l’infezione. E’auspicabile, sempre al fine di migliorare la velocità e la tempestività dei controlli ufficiali, autorizzare l’allevatore, con ausilio di veterinari di fiducia (aziendali) e sotto il controllo delle Autorità Sanitarie Locali, di poter collaborare all’attività di controllo, al fine di accelerare l’identificazione di eventuali positivi e attuare il loro relativo isolamento.
- b) in allevamenti indenni, anche in zona cluster, sarebbe utile poter effettuare sierologia o batteriologia, anche con controlli ufficiali, su materiale sospetto (feti, aborti, placenta, etc…) senza che questo comporti la sospensione della qualifica o l’apertura del focolaio in attesa dei risultati.
- c) in corso di controlli ufficiali si ritiene utile la possibilità da parte dell’allevatore di collaborare con ausilio di veterinari di fiducia (aziendali) per velocizzare le procedure di profilassi.
3) vaccinazione.
Attualmente la vaccinazione con RB51 è consentita solo in allevamenti indenni nelle Zone Cluster su soggetti minori di 9 mesi.
Sarebbe auspicabile prendere in considerazione la possibilità di vaccinazione volontaria di massa al fine di ridurre la diffusione del patogeno in ambito di focolaio e per proteggere tutto l’effettivo in caso di allevamenti indenni in zona infetta.
Chiaramente tutte le attività’ di profilassi con la eliminazione digli animali positivi deve continuare. Si ricorda, a tal fine, che in Portogallo[2] è già stata effettuata una interessante esperienza di vaccinazione di massa nelle isole Azzorre che ha portato all’eradicazione in una delle tre isole interessate dove il piano vaccinale è stato praticato in maniera efficace (vaccinazione di tutto l’effettivo, vaccinazione periodica sui giovani e rivaccinazione delle adulte).
4)valuazione test per la diagnosi di brucellosi.
Sarebbe utile che si tornasse ad una interpretazione dei test diagnostici secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità animale (OIE).
Ad esempio: per la PCR per la brucellosi come si evince dal OIE Terrestrial Manual 2022[3] capitolo 3.1.4 pag. 5-6 è indicato:
- a) nei test in cui possono capitare falsi positivi (false-positive results may occur);
- b) dovrebbe essere praticata solo dove l’isolamento e coltura batteriologica non possono essere effettuati (unequivocal diagnosis of brucella infections can be made only by the isolation and identification of brucella, but in situations where bacteriological examination is not practicable, diagnosis must be based on molecular or immunological methods).
Pertanto, non essendoci ostacoli tecnici sarebbe utile che al posto della PCR sia effettuato l’esame colturale che rimane il gold standard. Inoltre come indicato nella pubblicazione dell’ISS “rapporti Istisan 05/21 ISSN 1123-3117” anche per i test sierologici sono descritte cause di aspecificità e discordanza.
Per motivi, sopra esposti, nella stessa pubblicazione si indicano strategie di studio di reazioni aspecifiche e discordanti:
I fase: Profili epidemiologici degli allevamenti “problema”
II fase: Ripetibilità inter-izs della diagnosi convenzionale
III fase: Prove diagnostiche complementari
IV fase: Indagini sul ruolo di reservoir dei selvatici e dei “bradi”
V fase: Valutazione statistica del fenomeno.
5) conseguenze su vendita paesi terzi
Si ritiene utile una verifica delle disposizioni ministeriali che in caso di sospensione qualifica sanitaria comportano la possibilità di commercializzare in ambito comunitario la mozzarella derivante dal latte (previa pastorizzazione) dell’azienda sospesa.
Paradossalmente ne vietano l’utilizzo per mozzarella destinata a paesi terzi anche quando questi come gli Stati Uniti d’America non pongono alcun divieto che il latte sia pastorizzato.
Il divieto prescritto delle Autorità’ Italiane comporta un danno all’industria casearia che esporta verso alcuni paesi esteri.
Concludendo i risultati deludenti, ampiamente previsti, dell’attuale Piano Obbligatorio di Eradicazione delle Malattie Infettive delle specie bovina e bufalina in Campania, ha tra le sue cause anche una forte contrapposizione tra il mondo allevatoriale e l’Autorità Sanitaria che ha assunto un atteggiamento rigido e senza confronto costruttivo.
Ultimamente il Commissario ha instaurato momenti di confronto, ma tali occasioni dovrebbero avere lo scopo di risolvere il problema.
La brucellosi va combattuta ed eradicata.
Tutte le misure atte a evitare inutili abbattimenti, gravi danni al mondo allevatoriale e impegni onerosi per il sistema sanitario, vanno evitati, ponendo grossa attenzione nel distinguere veri focolai da falsi focolai, verificando la possibilità di un utilizzo diverso del vaccino rispetto a quanto stabilito e l’adozione di sistemi di autocontrollo autorizzati che possano essere strumenti per raggiungere l’obiettivo dell’eradicazione.
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[1] Rassegna sul fenomeno delle reazioni sierodiagnostiche aspecifiche e delle discordanze tra sieroagglutinazione rapida con antigene al rosa bengala e fissazione del complemento nella diagnosi delle brucellosi animali. Franco Ciuchini, Rosanna Adone, Paolo Pasquali, Cinzia Marianelli, MichelaTarantino, Ennio Bandino, Antonino Firinu, Manuele Liciardi, Stefano Lollai, Lorenzo Battistacci, Manuela Dalla Pozza 2005, ii, 47 p. Rapporti ISTISAN 05/21
[2] Martins H., Garin-Bastuji B., Lima F., Flor L., Pina Fonseca A., Boinas F. (2008) RB51 vaccination against Bovine Brucellosis in the Azores, Portugal – Outcome of a 5-year campaign (2002-2007). Brucellosis 2008 International Conference, Royal Holloway College, University of London, UK.
[3] Accesso manuale terrestre online – WOAH – Organizzazione mondiale per la salute animale